C'è ancora l'idea che certe professioni debbano sottostare a rigidi dettami estetici. L'abbiamo visto con l'ultima polemica su Ita Airways e le assurde norme per l'equipaggio che comprendono barba "non più lunga di 5 millimetri", niente piercing, niente gioielli vistosi, niente braccia conserte in pubblico e via dicendo. Al di là del decoro richiesto, queste regole diventano spesso occasione per rinforzare stereotipi sessisti e classisti e per ingerire nella sfera più intima dei dipendenti. Se ne parla in questi giorni in occasione del Roland Garros, dove le regole per "le hostess perfette" sono decisamente specifiche.
Roland Garros, il codice di comportamento sessista per le hostess
Mentre i colleghi maschi, secondo la guida pubblicata, devono principalmente "regolare bene la barba" e indossare la divisa prevista, per le donne le regole sono innumerevoli. Si va da un “trucco leggero, ma sempre presente e resistente alle intemperie” a “uno spruzzo di lacca sui capelli” a gambe e ascelle sempre depilate. Non solo: anche il loro outfit, composto da un abito Lacoste o da pantaloncini e polo, viene esaminato molto attentamente. Devono, ad esempio, sempre aprire il primo bottone della loro maglia.
"C'è un vero problema nella professione di hostess che è strutturata su stereotipi sessisti e ti espone a violenze sessiste e sessuali", ha commentato domenica scorsa la sindacalista Sophie Binet parlando del Roland Garros, "Le hostess sono particolarmente esposte alle molestie sessuali, a commenti sessisti e persino aggressioni sessuali". Le regole previste spesso sono in contraddizione con il lavoro che le hostess devono svolgere (pensiamo all'obbligo di indossare i tacchi quando devono camminare molto). "Alcune hostess", ha continuato Binet, "mi hanno raccontato che a volte le costringevano a indossare camicette trasparenti, molto rossetto, molto trucco. La loro professionalità viene negata rinchiudendole in un ruolo di 'statuine'. Sono lì per essere calme, educate, sapersi orientare e reagire in caso di problemi di sicurezza: hanno tutte una professionalità non riconosciuta e mal remunerata. C'è ancora molto da fare su questo tema".